Ci si chiederà come possano conciliarsi ideologie e sistemi apparentemente tanto diversi come il nazismo e il comunismo bolscevico. Dopo la Grande Guerra infatti, entrambi questi movimenti hanno ottenuto enormi finanziamenti e aiuti dallo stesso ristretto manipolo di persone: l'ascesa del nazismo in Germania e l'egemonia del bolscevismo in Russia, il loro successivo consolidamento e l'entrata in guerra, non sarebbero potute avvenire senza questi aiuti esterni.
Solo questione di mero profitto a breve termine?
Ma come avrebbero potuto, i banchieri internazionali, pensare di poter ancora fare affari con una ideologia come il comunismo, una volta che esso avesse preso il potere su un territorio immenso come quello russo?
Non sarebbe stata una mossa controproducente, quella di finanziare un movimento dichiaratamente contrario al capitalismo?
La risposta è no, non è solo una mera questione di profitto a breve termine: e la spiegazione ci viene fornita da uno degli stessi protagonisti dell'epoca. Quel James Paul Warburg che compare stabilmente sotto il titolo di questo blog.
Le sue parole dicono tutto, e non credo ci sia altro da aggiungere, se non specificare che questo casato era legato alla banca Kuhn Loeb & C. di New York e -così come altre famiglie come i Rothschild- vedeva diversi componenti posizionati nei centri di potere al di qua e al di là dell'Atlantico: Paul Moritz Warburg negli Stati Uniti; suo fratello Max ad Amburgo, dove si mette in relazione con un altro fratello, Felix, diventato consigliere del Kaiser a Berlino; un quarto fratello, James, a Londra.
Detto ciò, sentiamo cosa aveva da dire l'amico James Paul nell'anno di grazia 1932:
"Occorre promuovere una economia pianificata e socialistica, e poi integrarla in un sistema socialistico di dimensioni mondiali".
(citazione da P. Faillant de Villemarest: "Les sources financiéres du communisme. Quand l'URSS était l'alliée des nazis", CEI, Cierrey, 1984 - citato in Oscar Sanguinetti: "Le fonti finanziarie del comunismo e del nazionalsocialismo", Quaderni di Cristianità, anno I, n.1, 1985).
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